Per l’anno scolastico 2020/2021 il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse (DiSTAR) organizza una serie di seminari di divulgazione sui temi della geologia. I docenti delle scuole secondarie di secondo grado che volessero offrire ai loro studenti la possibilità di partecipare ad uno o più dei suddetti seminari può contattare il docente referente del seminario per concordare data e orario dell’intervento. Tutti i seminari saranno organizzati esclusivamente in remoto almeno fino alla fine del mese di febbraio 2021 date le restrizioni imposte dall’emergenza COVID-19. Di seguito è disponibile la lista dei seminari offerti dal DiSTAR, per ciascun seminario sono presenti i contatti del relatore e un breve abstract dell’argomento trattato.
Quanto è vecchio il nostro pianeta?
Prof. Massimo D’Antonio
email: masdanto@unina.it
L’Uomo si è sempre fatto domande quali: “Quando è comparsa la vita sulla Terra?”, “Quando è nato l’Universo?”, “Quando è nato il pianeta Terra?”, e così via. Le risposte a queste domande possono essere quelle che ci fornisce la religione. E poi, ci sono le risposte scientifiche, ossia quelle che utilizzano le leggi della fisica, della chimica e della matematica. La lezione cercherà di rispondere in modo semplice, ma scientificamente rigoroso, alla domanda “Quanto è vecchio il nostro pianeta?. Per arrivare alla risposta a questa domanda, si farà un viaggio dagli spazi infinitamente grandi del Sistema Solare alle dimensioni estremamente piccole delle particelle sub-atomiche.
Non solo Oro: Minerali & metalli utili – la loro meravigliosa storia geologica dall’Età del Rame all’High-Tech
Prof.ssa Giuseppina Balassone
email: balasson@unina.it
Le materie prime minerarie sono una risorsa imprescindibile per lo sviluppo e la qualità della nostra vita, esattamente come il cibo, l’acqua, l’energia. Infatti, minerali, rocce e metalli sostengono la nostra società moderna e l’economia globale, contribuendo in modo decisivo allo sviluppo delle società e delle civiltà. La lezione tratta della storia geologica dei metalli tra cui Rame, Oro, Argento, Ferro, Platino, etc., e dei minerali e giacimenti che li contengono. Si descrive, inoltre, l’evoluzione dei tipi di metalli utilizzati dall’Uomo nella storia e dello sfruttamento delle risorse minerarie dagli albori della civiltà ad oggi.
La struttura delle faglie geologiche
Dr. Giovanni Camanni
email: giovanni.camanni@unina.it
Le faglie geologiche sono spesso considerate come delle superfici planari individuali. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che questa è una visione estremamente semplificata e che la loro struttura è in realtà geometricamente più complessa. In questa lezione, verranno esplorate tali complessità e l’impatto che una corretta e completa interpretazione della struttura delle zone di faglia può avere in una serie di applicazioni pratiche, come la mitigazione del rischio sismico e la previsione della circolazione di fluidi nel sottosuolo.
Prof. Vincenzo Allocca, Prof. Alessandro Iannace, Prof.ssa Paola Petrosino
email: vallocca@unina.it, aleianna@unina.it, petrosin@unina.it
Un tour geologico virtuale tra le risorse e i rischi della Campania
Le moderne tecnologie di acquisizione di immagini satellitari consentono di osservare con facilità qualsiasi luogo del nostro pianeta. In questo tour virtuale, alcuni docenti del DiSTAR illustreranno la geologia di alcune località chiave della Campania per capire come dalla lettura delle rocce presenti sulla superficie terrestre si possano trarre informazioni sulla sua struttura profonda e la sua storia evolutiva. Soprattutto sarà posto in risalto come questa conoscenza sia fondamentale per avere informazioni utili ed importanti sulle risorse del nostro territorio e sulla loro salvaguardia. Durante il tour virtuale saranno, altresì, messe in risalto le fragilità del nostro territorio connesse ai rischi naturali a cui esso è esposto. Il tour toccherà quattro aree emblematiche della geologia della Campania:
- il Vesuvio e gli altri vulcani della Campania, fonti di risorse e di rischi, e la loro connessione con la geodinamica del sistema Appennini-Mar Tirreno;
- le spettacolari pareti di roccia calcarea della Costiera Amalfitana e la lunga storia di vita e di estinzioni che raccontano;
- i monti di Sarno per capire come rocce vulcaniche e calcaree assicurano la ricchezza di acqua e di suolo della nostra regione ma sono all’origine di frane ed alluvioni;
- i monti del Cilento, per comprendere come dagli Oceani del passato si originano le catene montuose e in quanti innumerevoli modi le rocce registrino questa storia di milioni di anni, ma anche come esse siano fragili e franose.
Il futuro del sottosuolo: le sue risorse ed i suoi rischi
Prof. David Iacopini
email: david.iacopini@gmail.com
Con questa lezione mi propongo di mostrare con dati storici, geologici e statistici, come il sottosuolo geologico abbia contribuito (e continui ancora) a far sviluppare le società e civiltà moderne dal punto di vista energetico, ma anche a modificare irreversibilmente il sistema Terra. Dallo sfruttamento delle risorse idriche, dei giacimenti di metalli, e di carbone (alla base della rivoluzione industriale) sino alle risorse degli idrocarburi che, producendo l’aumento di emissioni di CO2, stanno innescando grandi e veloci e irreversibili cambiamenti climatici e oramai ponendo problemi di sopravvivenza per la nostra società. La grande questione che oggi la scienza si pone è perciò come ridurre tecnologicamente l’impatto radicale del sistema petrolifero e con che cosa? Le opzioni sul piatto sono varie e molte, ma nessuna di loro ancora sufficientemente matura da poter sostituire gli idrocarburi entro breve termine: si parla di transizione verso un’era a gas metano (sottosuolo); si parla di utilizzo di energia geotermica (sottosuolo); utilizzo di energie rinnovabili quali il solare ed eolica; utilizzo di energia dall’idrogeno. Nella seconda parte di questa lezione mi propongo di esplorare quelle che sono le opzioni e gli scenari proposti e mostrerò come il sottosuolo e le tecnologie di indagine nel sottosuolo avranno ancora un ruolo fondamentale per il futuro sia in termini di tecnologie miranti a mitigare le emissioni di CO2, ma anche a supporto dell’energia da fonti rinnovabili. La vera sfida sarà stimare il costo che avrà questa transizione sulla nostra società e sul nostro modo di vivere.
Riflessioni e immagini dal sottosuolo: cosa vediamo realmente nella crosta terrestre
Prof. David Iacopini e Prof. Pier Paolo Gennaro Bruno
email: david.iacopini@gmail.com; pierpaologennaro.bruno@unina.it
Lo studio del pianeta Terra rappresenta un passo necessario ed ineludibile se vogliamo costruire una società che riesca a convivere e mitigare rischi naturali quali terremoti, vulcani ed effetti dei cambiamenti climatici e non ultimo il reperimento di risorse energetiche sostenibili dal punto di vista ambientale. Siamo perciò in qualche modo costretti a capirne i suoi meccanismi e le sue strutture, risorse, ma anche la sua evoluzione. Nel caso delle Scienze della Terra questo richiede sviluppare metodologie e tecnologie in grado di ottenere informazioni fisiche e chimiche dal pianeta Terra che riguardano sia la sua atmosfera che la sua litosfera superficiale e profonda. L’argomento che affronteremo in questa lezione riguarda la nostra capacità di indagare ed osservare il sottosuolo con cui interagiamo: Cosa conosciamo e sappiamo effettivamente del sottosuolo? Cosa siamo in grado di osservare e di ‘vedere’ all’ interno della litosfera continentale? Cercherò di convincervi che la totalità delle informazioni che abbiamo dal sottosuolo sono indirette e perciò devono essere interpretate con potenti strumenti di calcolo. Il viaggio che vi propongo nel sottosuolo sarà attraverso l’uso della tecnologia più precisa (e costosa) e di frontiera ad oggi disponibile nelle geotecnologie: l’esplorazione e l’imaging sismico. Vi mostrerò come funziona, cosa ci permette di vedere, come si presentano le immagini sismiche e cosa ci ha permesso di capire e di ottenere e quali sono i suoi limiti: dalla comprensione dei fondali marini, alla struttura del sottosuolo sino alla rivoluzione energetica degli idrocarburi e alle moderne tecniche di stoccaggio nel sottosuolo.
I metalli critici: come la geologia influenza lo sviluppo tecnologico
Dr. Nicola Mondillo
email: nicola.mondillo@unina.it
I cambiamenti sociali e tecnologici verificatisi nell’ultimo secolo (ma soprattutto nell’ultimo ventennio) hanno prodotto, oltre che una forte crescita del consumo dei metalli storicamente più utilizzati, anche una forte domanda di metalli più rari (elementi delle terre rare, gallio, germanio, indio, cobalto, etc.), fortemente impiegati nell’industria high-tech. Essendo presenti in tanti strumenti di uso quotidiano (es. PC, tablet, smartphone, etc.), alcuni di questi metalli rari” hanno un alto valore economico. Al fine di monitorarne le forniture, la Commissione Europea, sulla base dei consumi dei paesi membri e dell’evoluzione del mercato, stila dei rapporti biennali contenenti l’elenco dei metalli rari che sono critici per l’economia comunitaria, dei quali, cioè, non possiamo fare a meno. Mantenere un costante approvvigionamento di queste risorse rappresenta una delle principali sfide del futuro per le quali la conoscenza della geologia è di cruciale importanza.
Anomalie della crosta terrestre: i giacimenti minerari
Dr. Nicola Mondillo
email: nicola.mondillo@unina.it
I giacimenti minerari sono accumuli naturali di minerali o metalli nella crosta terrestre che, per dimensione, concentrazione e localizzazione, sono sfruttabili con profitto. In questi depositi, gli elementi chimici di interesse economico raggiungono concentrazioni anche migliaia di volte superiori rispetto alla loro concentrazione media nella crosta terrestre. Ciò rende i giacimenti minerari delle importanti anomalie geochimiche naturali. Comunemente si distingue tra giacimenti di metalli nobili (oro, argento, platino), di metalli di base e industriali (rame, zinco, ferro, alluminio), e di minerali (diamanti, pietre preziose, minerali industriali), che derivano sia da processi genetici profondi (endogeni), che superficiali (esogeni). Molti dei metalli menzionati sono utilizzati fin dagli albori della civiltà, sia per usi pratici che per fini estetici, e hanno permesso l’evoluzione della nostra civiltà fino ad arrivare ai cambiamenti sociali e tecnologici verificatesi nell’ultimo ventennio.
Lezioni su argomenti specifici da concordare con il docente
Prof. Alessandro Iannace
email: aleianna@unina.it
Possibili argomenti delle lezioni:
- Cambiamenti climatici: come si studiano quelli del passato, cosa ci insegnano per il futuro
- Cosa intendiamo quando diciamo globale: il punto di vista delle Scienze della Terra
Studiare il passato per prevedere il futuro: il clima del nostro pianeta e la sua registrazione nelle rocce sedimentarie
Prof. Mariano Parente
email: mariano.parente@unina.it
In questa lezione affronteremo le seguenti domande:
Come funziona il clima sulla Terra? Come facciamo a prevedere il clima del futuro? Come era il clima sulla Terra 3 miliardi di anni fa o 55 milioni di anni fa? Con che accuratezza possiamo saperlo? Possiamo usare la conoscenza dei cambiamenti climatici nel passato geologico per prevedere il clima del futuro?
Storia dell’Ossigeno e della vita sulla Terra
Prof. Mariano Parente
email: mariano.parente@unina.it
Prendete un bel respiro! L’atmosfera terrestre al livello del mare è fatta per circa il 21% in volume da Ossigeno, ed è per questo che possiamo correre, pensare essere vivi. Ma è sempre stato così? In questa lezione ricostruiremo la storia dell’Ossigeno sulla Terra. Cercheremo di definire come i processi geologici e la vita hanno interagito per rendere e mantenere abitabile il nostro pianeta. E poi daremo uno sguardo oltre la Terra: siamo soli o c’è vita nell’Universo?
Apprendere sul campo: un tour nei paesaggi umbri per ricostruire la storia geologica dell’Appennino
Prof. Luigi Ferranti e Dr. Kei Ogata
email: luigi.ferranti@unina.it, kei.ogata@unina.it
Come indaga sul campo un geologo? E come impara uno studente di geologia a riconoscere, analizzare, cartografare le rocce che compongono il territorio, e decifrare la loro evoluzione nel tempo? In questo seminario illustreremo come si conduce un programma e si realizza una campagna didattica per studenti di geologia in uno dei laboratori geologici naturali più famosi al mondo, la Successione Umbro-Marchigiana, sulla quale hanno studiato generazioni di scienziati della Terra. E’ proprio dalla ricerca effettuata su questa successione che sono stati ricostruiti alcuni processi celebri a livello mondiale come gli eventi anossici negli oceani e l’evidenza di un impatto meteorico responsabile, tra l’altro, dell’estinzione dei dinosauri.
Lo stretto legame tra faglie e terremoti: conoscerlo aiuta a prevenire i rischi
Prof. Luigi Ferranti
email: luigi.ferranti@unina.it,
Che legame esiste tra le faglie geologiche e i disastrosi eventi sismici che sconvolgono numerose regioni della terra e anche il nostro territorio? Che differenza c’è tra una faglia attiva e una faglia sismogenetica, cioè capace di generare terremoti? Quale ruolo hanno nello studio di questi eventi un sismologo strumentale e un geologo del terremoto? Il seminario affronterà questi aspetti in rapporto al progresso delle discipline che si interessano dei terremoti e delle faglie che li provocano. Saranno illustrati esempi italiani, e in particolare dal sud dell’Italia, ma anche casi relativi a terremoti nel resto del mondo, la cui conoscenza ha permesso di contribuire a una migliore comprensione della dinamica di tali fenomeni e della loro pericolosità.
Le frane sottomarine del passato: come e perché studiarle
Dr. Kei Ogata
email: kei.ogata@unina.it
Le profondità marine non sono sempre un posto così tranquillo come crediamo: talvolta, enormi frane sottomarine sconvolgono i fondali oceanici minacciando infrastrutture e persone. Lo studio di questi corpi geologici è complesso e richiede tecnologie dispendiose. Fortunatamente, l’analisi delle frane sottomarine “fossili” contenute nelle antiche successioni sedimentarie delle catene montuose permette una visione dettagliata di questi depositi, e quindi le informazioni necessarie per intrepretarne i processi. In questo seminario faremo un viaggio attraverso alcuni casi di studio provenienti da diverse parti del mondo, ed in particolare, dal nostro Appennino.
L’eruzione del 79 d.C. tra vulcanologia e archeologia
Prof.ssa Paola Petrosino
email: petrosin@unina.it,
L’eruzione del 79 d.C. è stata la prima eruzione esplosiva ad essere descritta da un testimone dell’epoca, lo scrittore latino Plinio il Giovane. Tratteremo insieme le fasi dell’eruzione rileggendo proprio le lettere di Plinio e, attraverso la sintesi di ricerche effettuate in aree archeologiche, affronteremo l’argomento dei danni che le eruzioni vulcaniche possono causare e di come ricavare parametri utili per la definizione del rischio vulcanico.
I vulcani campani tra rischio e risorsa
Prof.ssa Paola Petrosino
email: petrosin@unina.it,
A dispetto dei danni che l’attività eruttiva può causare, le aree vulcaniche sono state nell’arco del tempo siti di elezione per gli insediamenti umani. Insieme tenteremo di capire i motivi di questa apparente contraddizione, riferendoci in particolare ai vulcani della Campania. Verificheremo, altresì, se le testimonianze di resilienza del passato possono aiutarci a provare che la nostra società attuale è pronta ad affrontare un evento potenzialmente dannoso.
Storia di un granello di sabbia
Prof. Carlo Donadio
email: donadio@unina.it
Quante volte da bambini d’estate abbiamo giocato con la sabbia su una spiaggia e costruito castelli? Eppure non ci siamo mai chiesti da dove provenisse quel materiale naturale… Ogni granello di sabbia ha una propria storia, come quella che distingue gli uomini gli uni dagli altri, ma li accomuna in quanto popolazione sulla Terra. I granelli di sabbia sono più numerosi delle stelle? Per capire come si forma e che forme ha un granello, qual è il suo viaggio e destino si ricorrerà al ciclo litologico.
Che c’entrano inquinamento e rifiuti con il cambiamento climatico?
Prof. Carlo Donadio
email: donadio@unina.it
L’inquinamento di aria, acqua e suolo e la produzione di rifiuti innescano una serie di cambiamenti nell’ambiente fisico, biologico ed antropico che contribuisce al riscaldamento climatico in atto. A sua volta questo avvia una risposta retroattiva che può amplificare l’inquinamento. E chi ne fa le spese sono gli organismi viventi, soprattutto quelli minacciati dall’estinzione come le tartarughe marine che inconsapevolmente, proprio come molti tra noi, risentono dei cambiamenti nella catena trofica.
Vulcani, mari, fiumi e laghi del Sistema Solare
Prof. Carlo Donadio
email: carlo.donadio@unina.it
La presenza nelle varie fasi di acqua dolce, salata e salmastra sulla Terra, oltre a diverse forme di vita, origina mari, fiumi e laghi. Anche i vulcani, attivi o meno, al loro interno stipano grandi quantità acqua. Ma che cosa si osserva sui pianeti del Sistema Solare e sulle loro lune? Ci si chiede se lì vi siano fiumi e vulcani, e se questi ultimi eruttano. Si affronta un viaggio per esplorare alcuni mondi alieni pericolosi e violenti con forme della superficie e fenomeni simili a quelli del nostro pianeta, a volte con genesi completamente diversa.
Capire i cambiamenti climatici, tra finzione e realtà
Prof. Nicola Scafetta
email: scafetta@danieleg
Il cambiamento climatico è divenuto uno dei temi più importanti dei nostri tempi. Ma, sfortunatamente, non è sufficientemente dibattuto. Sentiamo più spesso quello che dovremmo fare piuttosto che capire i suoi reali aspetti scientifici. Capire i cambiamenti climatici è uno dei problemi più complessi ed affascinanti della scienza moderna in quanto il problema coinvolge tutti i principali sistemi naturali con cui siamo familiari: la terra, il mare, l’atmosfera, ma anche la luna, il sole, i pianeti e persino le stelle lontane hanno un ruolo. Questa lezione ha lo scopo di presentare il fenomeno dei cambiamenti climatici contemporanei in un modo critico mettendo l’accento sui diversi problemi scientifici ancora aperti, aspetti che enfatizzano l’importanza dei cambiamenti climatici naturali per fare previsioni e correttamente interpretare anche un possibile contributo umano che oggi è sovrastimato da molti.
La fondazione di Napoli (Città del Sole e di Partenope) secondo una chiave archeoastronomica
Prof. Nicola Scafetta – email: scafetta@unina.it
L’astronomia culturale fonde studi astronomici, geografici e archeologici combinando le conoscenze e la comprensione che le popolazioni antiche avevano dei fenomeni celesti, e di come li implementavano all’interno delle loro culture anche per fondare intere città. Questa lezione ha lo scopo di spiegare il ruolo della astronomia, della geografia fisica, della mitologia e anche della cosmologia pitagorica nella fondazione dell’antica Neapolis, il centro storico di Napoli. Vedremo come la città fu fondata in modo da esaltare il culto del sole dei suoi fondatori greci, e cercheremo di capire chi fosse Partenope.
Piove: l’Italia frana e si allaga
Prof. Domenico Calcaterra, Dr. Diego Di Martire, Dr. Luigi Guerriero
email: domcalca@unina.it, diego.dimartire@unina.it, luigi.guerriero2@unina.it
É ormai a tutti evidente che la frequenza delle cosiddette “calamità naturali”, legate a precipitazioni intense e/o prolungate, stia aumentando. Ciò è certamente da imputare ad un regime climatico che, secondo molti ed autorevoli scienziati, sta cambiando, al punto da doversi parlare di “cambiamento globale” o “global change”. Al tempo stesso, però, non si può tacere del ruolo dell’uomo che, per effetto di un dissennato uso del suolo, nonché di un’urbanizzazione spesso incontrollata, ha pesantemente contribuito a compromettere le naturali condizioni di equilibrio del sistema uomo-ambiente.
Cosa fanno i geologi per migliorare la situazione? Cosa si intende per “mitigazione del rischio” e “resilienza”? É possibile convivere con frane e alluvioni? Nel seminario si cercherà di dare una risposta a queste e ad altre domande che l’opinione pubblica si pone, attingendo a casi di studio in varie regioni italiane, duramente colpite nel passato da frane e alluvioni di particolare gravità.
Riciclo di terreni di scarto per la realizzazione di infrastrutture civili: contributo della geotecnica alla sostenibilità ambientale dei processi di costruzione
Dr. Enza Vitale
email: enza.vitale@unina.it
Il miglioramento dei terreni è una strategia di valorizzazione di quei terreni che, nel loro stato naturale, sono considerati rifiuto, ovvero non idonei ad essere impiegati come materiale da costruzione, e pertanto destinati a discarica. Mediante l’uso di additivi chimici, che inducono processi di trasformazione di fase e strutturali con un conseguente miglioramento delle caratteristiche fisiche e meccaniche rispetto ai terreni originari, è possibile riutilizzare tali materiali come risorse disponibili. Nell’ambito del miglioramento dei terreni una possibile alternativa all’utilizzo di leganti tradizionali quali calce e/o cemento, è rappresentata da una nuova classe di leganti inorganici sintetizzati a partire da polveri allumino-silicatiche, i geopolimeri. La ricerca sull’uso dei geopolimeri è di grande interesse scientifico e applicativo, poiché in prospettiva consente una transizione verso l’utilizzo di materiali che consentiranno la realizzazione di infrastrutture civili in grado di rispondere ai vincoli di un quadro di sostenibilità ambientale in cui il bilancio dei materiali è orientato alla minimizzazione dei rifiuti ed ispirato ai principi dell’economia circolare, attuale principio di base delle politiche di investimento della Comunità Europea.
Sondiamo l’atmosfera mediante il GPS
Dr. Umberto Riccardi
email: umbricca@unina.it
Le moderne tecnologie GNSS, di cui il GPS fa parte, hanno raggiunto un livello di accuratezza tale, da consentire studi di alta precisione basati sul ritardo accumulato dalle microonde provenienti dai satelliti per caratterizzare alcuni parametri fisico-chimici dell’atmosfera terrestre.
In particolare, il seminario verterà sull’impiego del GPS e dei dati meteo per stimare il contenuto in vapor d’acqua della troposfera. E’ noto, infatti, che, per effetto della polarità della molecola d’acqua, l’interazione tra l’onda elettromagnetica e la troposfera si traduce in “ritardi” dovuti alle differenze d’indice di rifrazione tra atmosfera “secca” ed “umida”. La quantificazione dell’acqua troposferica presenta un indiscutibile rilievo scientifico essendo il vapor d’acqua uno dei gas serra più importante ed essendo coinvolto nei budget energetici dei principali processi atmosferici. La disponibilità di dense reti GNSS e meteorologiche, le prime concepite per il monitoraggio delle deformazioni del suolo nelle aree vulcaniche napoletane, consente oggi una disponibilità di dati GPS e meteo senza precedenti per la Regione Campania. Le applicazioni di tali studi sono molteplici e vanno dal miglioramento dei modelli atmosferici e di previsione Meteo, alla mitigazione del rischio frane per la previsione di eventi pluviometrici estremi.
Che cosa studia la Geofisica?
Dr. Ester Piegari
email: ester.piegari@unina.it
La geofisica è lo studio dei processi fisici che avvengono sul nostro Pianeta e caratterizzano le sue tre fasi: la componente solida della Terra (crosta, mantello e nucleo), la componente liquida (idrosfera) e quella gassosa (atmosfera). Così come ecografie, radiografie, TAC, risonanze magnetiche permettono ai medici di vedere cosa accade nei nostri corpi, per monitorare il nostro stato di salute, curare o anche prevenire malattie, scopriremo come gli scienziati che studiano la Terra utilizzano le leggi della Fisica per vedere cosa accade all’interno del nostro Pianeta, per cercare di meglio comprendere i complessi meccanismi che ne determinano l’evoluzione, individuare e monitorare possibili risorse, identificare le aree a maggiore pericolosità sismica, vulcanica, idrogeologica. Classificheremo le indagini geofisiche in due grandi categorie: le indagini passive e quelle attive, e vedremo come alcune di queste permettano di analizzare il nostro Pianeta attraverso lo studio delle variazioni delle sue proprietà meccaniche, elettriche e magnetiche.
Dai castelli di sabbia alle dighe di ritenuta: costruire con la terra
Prof. Giacomo Russo
email: giarusso@unina.it
Perché i castelli di sabbia non crollano? Da questa semplice domanda, patrimonio comune di esperienze infantili, parte un percorso che intende descrivere in maniera semplice ed intuitiva i principi fondamentali della meccanica dei terreni, principi che consentono al tempo stesso di giustificare la stabilità di un castello di sabbia, ma anche la stabilità di una grande diga di terra, fra le opere geotecniche la più estesa e senz’altro la più complessa dal punto di vista della sicurezza. Sullo sfondo di questo percorso, il terreno viene riconosciuto anche come materiale da costruzione naturale e sostenibile, di importanza strategica per una ampia classe di opere civili dette “costruzioni di terra”.
Monitorare è meglio che curare
Dr. Diego Di Martire e Dr. Luigi Guerriero
email: diego.dimartire@unina.it, luigi.guerriero2@unina.it
Quante volte avete sentito questa frase applicata alla nostra salute? Perché non applicarla all’ambiente in cui viviamo? I nostri territori sono tra i più colpiti al mondo da calamità naturali e non (terremoti, frane, alluvioni, azioni antropiche). Pertanto, indagare, attraverso le più avanzate tecniche di monitoraggio, cosa accade prima, durante e dopo un evento naturale potrebbe consentirci di minimizzare gli impatti di tali fenomeni su persone, beni ed attività. Questo è il monitoraggio! E questo è ciò che fa il geologo sfruttando la sua capacità di lettura del territorio. In queste lezioni saranno illustrate una serie di tecniche, convenzionali ed innovative, per il monitoraggio del territorio. A partire dalle più consolidate tecniche di geognostica in situ fino ad arrivare alle più avanzate tecnologie di Telerilevamento (GPS, Laser Scanner, Termografia, Interferometria Differenziale satellitare).